domenica 20 maggio 2012

Dammi tre parole: scuola, sempre, bellezza.


Ma anche no. Prof, io scelgo una parola tutta mia. Ha detto che va bene, vero?
Allora la mia parola è... recitare!

Qualcuno può pensare che recitare significhi essere qualcun altro, indossare una maschera. Ricordo ancora la mia prima lezione di recitazione, quando lo dissi anche io.
C’è chi pensa che recitare bene significhi anche saper mentire.
Mi ci sono voluti un paio d’anni per capire quanto queste affermazioni fossero sbagliate.
Ma allora, cosa significa, esattamente, recitare?
Recitare è essere se stessi. Buffo, ma vero. Il teatro fa uscire parti di te che nemmeno pensavi di avere.
Ho corteggiato una dottoressa, ho pianto e riso per la morte di mio figlio, sono impazzita a causa delle continue telefonate dei miei allievi, ho raccontato la storia d’amore di due ragazzi in un quartiere malfamato, sono stata una ricca e stravagante signora, ho portato un bambino dentro di me e ho anche partorito.
In quei momenti, io non fingevo. Io sono stata davvero tutte queste cose. È grazie al teatro se ho provato delle emozioni che non tutti hanno la possibilità di provare.
Una volta che il sipario si apre, ti ritrovi in un mondo parallelo, dove tutto è possibile. E quando invece si chiude, niente sarà più come prima: il pubblico, con il loro applauso e la loro risata, ti ha cambiata. 
Perché ti ha fatto scoprire un altro pezzo di te.

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